domenica 9 ottobre 2005

Sistemi elettorali: maggioritario e proporzionale

 Un lungo post ad uso e consumo di tutti coloro che con tutto il parlare che se ne fa in questi giorni non hanno ben chiaro cosa sia un sistema elettorale e le differenze tra proporzionale e maggioritario. Mi è capitato di leggere (su blog e altro) e sentire (parlando con amici) un po’ di tutto al riguardo e quindi con il mio fido manuale  di diritto pubblico (“Corso di diritto pubblico”, Augusto Barbera e Carlo Fusaro – 2002 - edizioni Il Mulino) cercherò di fare chiarezza in maniera imparziale.
Un sistema elettorale (o formula elettorale) consiste in un meccanismo per trasformare in seggi i voti che il corpo elettorale esprime.
È in ogni caso necessario distinguere tra l’elezione di organi monocratici (una sola persona: sindaci, presidenti della repubblica, etc.) e l’elezione di organi collegiali (composti da una pluralità di componenti).
Nel caso di un organo monocratico le cose sono piuttosto semplici: si può stabilire che a vincere è colui che ottiene più voti in assoluto o porre delle condizioni: per esempio, che vince chi prende non solo più voti di qualsiasi altro candidato ma, ma almeno una quota minima (di solito il 50%+1 dei voti, con conseguente secondo turno in caso che nessun candidato raggiunga tale soglia).
In questo casi si è davanti ad un esito maggioritario del voto: a vincere è una sola delle parti in gara ed è quella che risulta poi eletta.
Quando però si tratta di eleggere un organo collegiale immaginare una formula che permetta ad una sola parte di vincere va contro i principi di liberalismo e pluralismo alla base degli stati democratici, secondo i quali è necessario che un organo collegiale sia rappresentativo di tutta la collettività sul piano politico e su quello che territoriale.
Questa capacità di rappresentare può essere ottenuta, a seconda del numero delle forze politiche in campo e della distribuzione dei consensi dei cittadini, sia con formule maggioritarie che proporzionali.
Le diverse formule maggioritarie in base alle quali chi prende più voti conquista il seggio in palio se applicate, ad esempio, ad un collegio di 100 eletti facendo votare gli elettori in altrettanti collegi uninominali (che eleggono solo uno dei candidati) garantiscono in genere abbastanza pluralismo. Tali formule possono addirittura avvicinarsi ad un risultato proporzionale se i partiti (o le coalizioni) che competono sono solo due, presenti in tutti i collegi uninominali.
Maggiori garanzie di corrispondenza tendenziale tra il numero dei voti ottenuti da un partito (o coalizione) e seggi le danno le formule proporzionali, quelle che ripartiscono i seggi da assegnare in rapporto tendenzialmente percentuale rispetto ai voti dati dai cittadini a ciascun partito.
Per cui se i seggi sono 100, i voti validi in tutto 10 milioni, il partito che ottiene 2 milioni di voti ottiene anche 20 seggi. In questo caso più che il contesto politico è la formula aritmetica che in certa misura garantisce il risultato proporzionale. Non del tutto garantita è la rappresentanza territoriale che può tuttavia essere assicurata grazie ad altre tecniche.
Le formule matematiche per ripartire i seggi proporzionalmente sono molto numerose e ciascuna dà esiti in qualche modo diversi: fermo restando lo stesso risultato elettorale (stessi voti a ciascun partito), una formula può attribuire più seggi ai partiti con più voti e meno ai partiti con meno voti o viceversa. Inoltre, volendo cercare di ridurre il numero dei partiti rappresentati si possono porre soglie di sbarramento sotto le quali i partiti non hanno diritto a seggi (3%, 5%, 10%).
Se poi si applica una tecnica di riparto proporzionale  dei seggi ad ambiti territoriali dove si eleggono pochi rappresentanti l’effetto può essere più drastico di uno sbarramento; ad esempio se per una circoscrizione ci sono solo 5 seggi in palio, è chiaro che chi ottiene meno del 20% dei voti difficilmente otterrà un seggio (100:5=20 se non si arriva a questa percentuale non si hanno garanzie di essere rappresentati). Ecco come, in ambiti con pochi seggi, una formula proporzionale può portare ad una notevole concentrazione di voti sui partiti maggiori.
Generalmente i fautori del maggioritario sostengono che questo sistema favorisce l’identificazione di un partito o una coalizione vincenti e di una maggioranza, dunque la governabilità, mentre i critici sostengono che ciò avverrebbe a spese della rappresentatività; viceversa  i fautori delle formule proporzionali sostengono che solo queste permettono la formazione di assemblee fedelmente rappresentative, mentre i critici sostengono che ciò si traduce in assemblee meno capaci di garantire il necessario sostegno al governo.
In realtà molto dipende dal numero dei partiti, dal modo in cui essi competono tra loro e dalle tradizioni politiche di ciascun paese.
Per ovviare a questo tipo di problemi sono state ideate formule che prevedono premi di maggioranza ai partiti che prendono nel complesso più voti.


Queste in soldini le descrizioni dei due sistemi elettorali e le differenze…
Il tutto rielaborato e riassunto dal manuale sopra citato ma vi assicuro senza cambiare niente della sostanza.
Sperando di essere stato utile a qualcuno.


bye

6 commenti:

  1. Sei stato utilissimo e mi hai chiarito anche qualche piccolo dubbio.

    Grazie

    Joe

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  2. FIDATI MICHELE :D è davvero da ridere!!! In alcuni pezzi il film può sembrare un po un dejavou....ma ti assicuro ke i momenti esilaranti sono davvero tanti!! :D purtroppo qui in italia le commedie sono sempre viste come i film piu stupidi da vedere al cinema.... :P secondo me NO!! :D CIAOOOO!!!

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  3. io amo la politica...ma presto finirò x odiarla se non mi cacciano il Berlusca! Io aspetterò silenziosamente le elezioni e se verrà votato di nuovo "lifting men", credo che la politica scomparirà dal mio vocabolario. Sai qual'è la cosa che mi fa incavolare da morire? E' che se tu vai a domandare in giro...tutti sostengono che non hanno votato il Berlusca...ma allora, chi diavolo ce l'ha mandato al governo?Cmq, il film è un pò pesantuccio...quindi ti consiglio uno spettacolo in prima serata e non alla 22:40, come ho fatto io! Poi fammi sapere cosa te ne pare(deduco che ci andrai mercoledì...e fai bene!!!). Un bacio

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  4. si, gli afterhours vanno conosciuti. ;)

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  5. Adesso anche io preferisco le piccole compagnie, ed è proprio quella che ho da alcuni mesi a questa parte....ma prima di arrivare a ciò, ne ho dovute passare di cotte e di crude, che spiegherò meglio nel mio blog!!!Cmq...è proprio vero il detto: pochi ma buoni!!!!!

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  6. Ma per una pigra come me potevi fare un sunto.

    Cmq bravo .

    Otorina

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